La polemica sul calibro TAG Heuer di derivazione Seiko


Calibro TAG Heuer 1887
Calibro TAG Heuer 1887

Il Calibro 1887, cronografo automatico, sarà il primo movimento TAG Heuer prodotto in casa, in grande volume. L’annuncio è stato dato in occasione dei festeggiamenti per i 25 anni di partnership fra la TAG Heuer e la McLaren dal CEO del marchio in persona: Jean-Christophe Babin. Fin qui, tutto bello e interessante.

Poi, succede qualcosa per cui Babin stesso è “costretto” a scendere in campo e fornire delle informazioni supplementari, oltre a quelle date durante l’evento stesso – e che potete leggere sul numero de L’Orologio attualmente in edicola. Babin lo fa intervenendo in un forum online dedicato al marchio TAG Heuer, per rispondere direttamente ai dubbi sollevati dagli appassionati della Casa.
L’intervento di Babin si è reso necessario per chiarire la provenienza del progetto del nuovo calibro, che non è originale TAG Heuer, e neanche svizzero. Da qui la polemica. La TAG Heuer, infatti, ha acquistato il progetto di un calibro cronografico prodotto nel 1997 nientemeno che dalla nipponica Seiko, per realizzare la prima produzione di movimenti in-house. Se la Casa lo avesse dichiarato subito, si sarebbe risparmiata molte polemiche. E se una spiegazione ufficiale fosse resa pubblica, anziché soltanto attraverso un forum di appassionati del marchio stesso, tutto il settore avrebbe apprezzato di più.

In ogni caso, ecco di seguito le spiegazioni fornite da Babin, tradotte per voi in italiano. Fonte: Watchuseek.

Sì, il nuovo calibro 1887 è basato sul SII (Seiko Instrumenst) TC78, sviluppato e brevettato nel 1997 e da allora prodotto in piccolissime quantità, in Giappone, per gli orologi Junghans e Seiko. Il calibro che noi proponiamo e che abbiamo annunciato la scorsa settimana a Londra è un’evoluzione di questa base. Sebbene la costruzione generale possa sembrare simile a prima vista, il movimento TAG Heuer è molto diverso in termini di componenti, dimensioni e performace, per non menzionare il fatto che è prodotto in Svizzera, nei laboratori TAG Heuer di Cornol (Cortech – un’azienda di proprietà della TAG Heuer che già produceva casse per TAG Heuer e Zenith) e La Chaux-de-Fonds (dove sono situati anche i nostri headquarters e dove abbiamo aggiunto 30.000 metri quadrati di superficie lo scorso anno per l’assemblaggio e per altri progetti manifatturieri).

– Dimensioni: è più largo (29,3 mm contro i 28 del Seiko) e più sottile (7,13 mm contro 7,27 mm)

– Quindi la platina, i ponti e la massa oscillante sono stati significativamente modificati per permettere questa evoluzione

– Il suo scappamento è svizzero. Specificatamente sviluppato da Nivarox, permette di migliorare la precisione e la resistenza agli shock

– Anche il sistema di centraggio del bilanciere (antishock) è stato espressamente sviluppato da Kif, azienda svizzera leader, specializzata in sistemi di centraggio del bilanciere

– Cambio e sviluppo di un nuovo pignone calzante libero per migliorare la messa all’ora e l’affidabilità nel tempo

– Nuovo disegno del fissaggio del cuscinetto a sfere della massa oscillante per ridurre lo spessore del movimento

– Regolazioni per passare il famoso “60 TAG Heuer torture tests” in termini di precisione, affidabilità, resistenza a shock fisici e termici, aggressioni chimiche, etc…

Oggi abbiamo 45 persone in TAG Heuer che lavorano a tempo pieno a questo progetto in Svizzera e con altri 21 fornitori per componenti addizionali, la maggior parte dei quali sono svizzeri. L’investimento totale è alcune decine di milioni di dollari.

Vorrei quindi qualificare questo movimento come un vero calibro in-house e prodotto da TAG Heuer, anche se il progetto industriale è stato acquistato da Seiko Instruments. Vi prego di notare che il calibro originale Seiko è stato sempre apprezzato dagli esperti di orologeria”.

Per dare ancora più energia al suo messaggio, Babin alcuni giorni dopo aggiunge: “Sostanzialmente, dal brevetto Seiko Instruments del 1997, molto recente se paragonato ad altri cronografi ad alta diffusione, noi abbiamo industrializzato e sviluppato un movimento integrato di medie dimensioni (29.3 mm/7.13mm) con ruota a colonne e pignone oscillante equipaggiato da forniture svizzere di alta qualità. Abbiamo cambiato molti dei componenti chiave, che produciamo internamente (platina, ponti…) o acquistiamo da un gruppo di 22 fornitori, 21 dei quali svizzeri. L’assemblaggio è interamente eseguito in-house. Come si vede, è un movimento, bello, ben costruito e senza compromessi”.

Come commentare? Da parte della TAG Heuer Italia non c’è stata alcuna comunicazione ufficiale sul nuovo calibro e noi de L’Orologio non lo abbiamo ancora osservato dal vero. Aspettiamo di vedere con i nostri occhi la produzione del calibro 1887 per poterla raccontare con cognizione di causa.

Riguardo alla polemica sull’impiego di un progetto giapponese, ci sarebbe molto da dire. Ad esempio, che alla Seiko si devono alcune invenzioni fondamentali dell’orologeria meccanica, quali l’innesto cronografico verticale a frizione (oggi uno standard condiviso da numerosi marchi svizzeri) e l’invertitore di carica automatica a cricchi “magic lever”, ugualmente diffuso fra i marchi più vari, da Jaeger-LeCoultre a IWC, a Panerai (come più volte scritto sulle pagine de L’Orologio). E, ad esempio, che la globalizzazione è un fenomeno che non poteva non coinvolgere anche l’orologeria svizzera presto o tardi. Del resto, stando a quanto afferma Babin in chiusura del suo intervento, “Capitalizzare (le conoscenze già acquisite, n.d.r.), piuttosto che re-inventare la ruota, è una buona idea”.

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