La manifattura Zenith al traguardo dei 150 anni di attività

Fondata a Le Locle nel 1865, Zenith si appresta a compiere ben 150 anni di attività. E lo fa ritrasferendo l’attività produttiva nello storico edificio del 1908, finito di ristrutturare lo scorso agosto e apprezzabile esempio di architettura industriale di inizio secolo scorso, con le sue colonnine in metallo che percorrono lunghi ambienti con ampie vetrate per sfruttare al meglio la luce del sole. Gli antichi spazi, ripristinati e imbiancati, ospitano ora la produzione di ponti e platine in ottone, il taglio delle parti in acciaio (tra cui le leve e la camme del Primero), la decorazione e l’assemblaggio dei movimenti. Il trasferimento nell’edificio originario, costruito oltre un secolo fa dal fondatore George Favre-Jacot (le cui iniziali si ripetono sulla facciata insieme al marchio Zenith), ha permesso di razionalizzare il flusso produttivo, portando la produzione interna di parti componenti a ben l’85%. Quando nel 2009 Jean-Frederic Dufour ha preso le redini dell’azienda, è stato subito chiaro il suo obiettivo: ricollegare il presente di Zenith con il suo glorioso passato: “Lo spirito della manifattura è quello di riuscire a proporre ai propri clienti dei prodotti che abbiano una vera sostanza, un reale valore aggiunto, anche emozionale, perché senza questa componente gli orologi sono inutili. Per rendere concrete queste idee, dunque, è importante affermarsi anche come fabbricanti restando sul mercato per moltissimi anni e avendo alle spalle quindi una lunga storia, perché è questo che significa manifattura” ci diceva nel 2010. Gli investimenti posti nella crescita della manifattura di Le Locle e lo spirito di tradizione che emanano i nuovi prodotti sono lo specchio di questa filosofia. La produzione interna è organizzata nelle classiche tre fasi denominate T1, T2 e T3, ossia: preassemblaggio (posa di rubini e componenti fisse su ponti e platine), assemblaggio movimento, posa di quadrante e lancette e messa in cassa. La visita con L’Orologio Club ha toccato tutti gli aspetti della produzione, dal progetto al prodotto finito, che i nostri ospiti hanno potuto provare al polso, osservando da vicino i nuovi modelli presentati a Ginevra a gennaio, in un’esposizione privata al Grand Hotel Kempinski che ha fatto da anteprima a BaselWorld 2013. La nostra visita in manifattura si è infatti tenuta l’8 e il 9 Aprile scorsi, un paio di settimane prima dell’apertura del Salone Mondiale dell’Orologeria di Basilea. Interessanti i commenti dei partecipanti, soci de L’Orologio Club ma anche clienti e collezionisti Zenith. “Avevo già grande considerazione per il Marchio che ho sempre ritenuto un must dell’orologeria. La mia opinione si è arricchita di dettagli che non supponevo ed è tangibilmente evoluta. L’attuale produzione si è arricchita di maggiori cure per il dettaglio e si è lanciata in complicazioni che fino a pochi anni fa non avrei supposto” è il commento di Angelo Cirillo, già estimatore Zenith. Simili le reazioni degli altri soci, come quella di Filippo Negri: “Pensavo che Zenith fosse ancora una realtà molto più “industriale”. In realtà si è elevata di rango diventando una manifattura di alta orologeria dove tantissime operazioni sono manuali e non fatte industrialmente con macchine utensili. In tal modo le rifiniture acquistano il pregio dell’alta orologeria”. Anche Flavio Petrillo si aspettava “una sorta di catena di montaggio” ed è stato smentito: “In effetti era lungi da me poter pensare che dietro alla costruzione di un orologio potessero prendervi parte un numero considerevole di persone altamente specializzate e per di più giovani”. Stefano Corazza fa un confronto con il passato della Casa: “Prima non la conoscevo bene (sono un appassionato da pochi anni), ma ora mi pare orientata maggiormente verso creazioni più tecniche e più legate al background storico”. Gli aspetti che più hanno colpito i nostri soci sono “la dimensione della manifattura, a maggior ragione considerando che è praticamente totalmente finalizzata ad i soli movimenti, acquistando da fornitori l’habillage; il senso di appartenenza manifestato dai dipendenti; la perfetta organizzazione dei vari dipartimenti” (Carlo Torselli). Il senso di appartenenza all’azienda da parte di dipendenti, orologiai e collaboratori è stato rilevato e sottolineato un po’ da tutti e descritto come “Un senso di appartenenza al marchio stesso: uno per tutti e tutti per uno”. L’impressione generale condivisa da tutti è quella di una manifattura specializzata e concentrata soprattutto sulla fabbricazione di movimenti eccellenti, con qualità che a dire di alcuni, come ad esempio il nostro socio Filippo Negri, dovrebbero essere meglio evidenziati anche da parte degli ambasciatori del marchio: “A fianco del riposizionamento di mercato percepito dal cliente finale con l’aumento dei prezzi e la riduzione dei rivenditori, bisognerebbe dare evidenza al tantissimo valore aggiunto agli orologi, sia dentro che fuori con qualità delle rifiniture nettamente superiore al passato. Giusto per fare un esempio: prima il movimento El Primero era semplicemente sabbiato, ora è completamente rifinito a mano”. Riguardo all’esperienza di visitare una manifattura orologiera tutti sono d’accordo di consigliarla a chiunque sia anche solo un curioso di questo settore: “La visita ad una Manifattura consente di completare la conoscenza dell’orologio: la passione per gli orologi non può essere infatti soltanto esteriore, è per forza anche passione per i meccanismi e le invenzioni con cui l’uomo studia di misurare il tempo” (Stefano Corazza); “È uno stupendo viaggio dietro le quinte per capire come viene costruito un orologio di alta gamma” (Filippo Negri); “Per ogni appassionato di orologio poter visitare varie manifatture è un’esperienza fantastica da cogliere a volo. Solo in questo modo un vero appassionato può constatare che cosa si celi dietro ad ogni singolo orologio”. Infine, permetteteci un accenno alle fonti di informazione degli appassionati, che non sempre possono essere trovate nel contatto diretto con la manifattura. Ecco che qui, entriamo in scena noi professionisti dell’informazione e ci piace concludere con l’osservazione del socio Angelo Cirillo, che riassume il pensiero collettivo dei nostri ospiti (ovviamente tutti lettori de L’Orologio, ma anche assetati consumatori di informazioni via web): “Sui siti web la pillola viene un po’ troppo addolcita. Tutti i Marchi sembrerebbero vantare lunghe tradizioni e perfezione inimmaginabile. Sulla Rivista e sui Forum molte volte si percepiscono indiscrezioni e sensazioni più approfondite e sconosciute. Mai rivelate dalle notizie ufficiali”. Concedeteci una soddisfazione autocelebrativa ogni tanto…

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