Gli orologiai indipendenti manifestano a Milano

Gli orologiai indipendenti manifestano a Milano

Arrivavano da tutta Italia gli orologiai che il 30 settembre si sono “incatenati” davanti alla sede della Richemont Italia, a Milano, per protestare contro il rifiuto da parte delle Case orologiere di fornire i pezzi di ricambio originali agli artigiani indipendenti.

La faccenda è già nota ai lettori de L’Orologio, visto che la nostra rivista da un paio di anni dà spazio alle dichiarazioni delle Case e degli orologiai stessi, nel tentativo di trovare un punto di incontro su una questione delicata, che sta mettendo a rischio di estinzione una intera categoria artigianale in Italia e nel mondo.

La protesta messa in atto mercoledì scorso davanti alla filiale italiana di uno dei più grandi gruppi orologieri mondiali, ha attirato l’attenzione dell’assessore all’Artigianato e Servizi della Regione Lombardia, Domenico Zambetti, che ha raggiunto la delegazione di manifestanti, invitata dalla Richemont a entrare nei suoi uffici per un confronto. “La concorrenza sleale delle grandi marche condanna migliaia di artigiani orologiai alla chiusura della propria attività”- ha dichiarato l’assessore Zambetti – Senza la fornitura dei pezzi di ricambio a tutti gli artigiani si contribuisce a costruire una lobby dell’orologio fatta solo di grandi marche e di grandi nomi, che di fatto costringerà gli artigiani indipendenti a chiudere le attività”.

Il direttore delle Operazioni di Richemont Italia, Stefano Corrado, ha ribadito che la politica dell’azienda in materia di pezzi di ricambio è mirata unicamente a tutelare la qualità del servizio legato ai propri prodotti. Gli orologiai si sono quindi dichiarati favorevoli ad aprire le loro botteghe affinché i rappresentanti della Richemont possano valutare le loro capacità. “Se ciò non dovesse bastare – ha continuato Zambetti – proponiamo l’istituzione di corsi di aggiornamento proprio presso la Richemont”. Il direttore generale di Richemont si è impegnato a portare l’appello presso la sede centrale di Ginevra.

Nei giorni scorsi, L’Orologio aveva intervistato sulla questione della reperibilità dei pezzi di ricambio il Presidente dell’Antitrust, Antonio Catricalà, il quale ha dichiarato di essere in attesa di conoscere l’esito del contenzioso fra le associazioni degli orologiai e la Commissione europea per la libera concorrenza, per capire come intervenire nella faccenda, ma che personalmente resta convinto che si tratti di un caso di “restrizione di concorrenza” e di “impianto normativo a tutela della concorrenza che deve essere rivisto”. Aggiunge Catricalà che giorno gli uffici dell’Antitrust sono costretti ad archiviare denunce di orologiai, in quanto non ha potere di intervenire “né in base alla leggere 287, perché manca l’elemento della posizione dominante, né in base al Codice del Consumo che si applica solo ai consumatori persone fisiche. Siamo evidentemente davanti a un caso di cattivo funzionamento del mercato. Mi sembra un assurdo, un vuoto legislativo che va colmato. Il diritto antitrust è essenziale per favorire la concorrenza, ma credo che da solo non basti più”. Una dichiarazione, questa, che è una presa di posizione netta.

La questione, quindi, è aperta e lascia presagire finalmente possibilità di dialogo fra le parti in gioco.

L’Orologio, come rivista di settore indirizzata ai consumatori e agli appassionati, auspica una soluzione a favore di una maggiore libertà di scelta per gli utenti finali.

Come nel settore automobilistico, il cliente di una Casa orologiera dovrebbe essere libero di scegliere a chi affidare la riparazione del proprio orologio, naturalmente conoscendo rischi e conseguenze. Un libretto delle revisioni, già adottato da alcune marche di alta gamma, dovrebbe sempre accompagnare l’orologio, anche nella sua eventuale vendita sul mercato dell’usato, dove un segnatempo sempre revisionato presso la casa madre avrebbe un valore aggiunto rispetto a un altro, revisionato da un orologiaio indipendente. Ciò giustificherebbe ulteriormente l’eventuale disparità di prezzo fra le riparazioni, giustamente riconducibile ai capitali che le Case investono nella formazione del proprio personale addetto all’assistenza post-vendita.

Restiamo in attesa di conoscere gli sviluppi della questione e come sempre siamo disponibili al dialogo con artigiani e Case produttrici, sia sul nostro Blog che sulle pagine della rivista.

Foto 1: Gli orologiai protestano davanti alla sede di Richemont Italia.

Foto 2: In foto, da destra, l’assessore all’Artigianato e Servizi della Regione Lombardia Domenico Zambetti, l’orologiaio Rodolfo Saviola e Danilo Guffanti, Presidente della categoria orafi e orologiai e consigliere di Confartigianato.

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