Dove nasce l’orologeria Piaget

Se per la quarta volta L’Orologio Club torna in visita in Piaget ci sarà un motivo. Si tratta infatti per i nostri lettori di un’esperienza sempre molto stimolante che unisce le tecniche di una meccanica di manifattura di alta orologeria con movimenti sofisticati e ultrapiatti alla bellezza e all’esclusività dell’arte gioielliera più sopraffina, dove lavorazioni raffinate come l’incastonatura delle pietre preziose riescono a catturare anche l’appassionato più tecnico, generalmente interessato solo a rotismi e ingranaggi. Il 27 e 28 maggio, dunque, abbiamo accompagnato cinque soci de L’Orologio Club in visita alla sede storica del marchio, a La Côte-aux-Fées, tra le montagne del Jura, dove sono assemblati i movimenti, e poi a Ginevra, nel distretto di Plan-les-Ouates, dove vengono realizzati le casse e l’assemblaggio finale e dove prendono forma anche i gioielli della Maison. Quella di Piaget, infatti, è una manifattura integrata a tutti i livelli, dalla progettazione all’industrializzazione fino alla produzione di tutti i componenti e all’assemblaggio finale. Complice un clima fresco ma non inclemente, come spesso accade tra le montagne della fredda Svizzera, la nostra prima tappa è stata a La Côte-aux-Fées, una vera e propria istituzione fin dal 1874. Qui vengono realizzati più di 20.000 movimenti all’anno: componenti, decorazioni e finiture, assemblaggio e regolazione sono eseguiti con grande perizia e cura meticolosa. Particolarmente interessante è il lavoro dell’atelier di finitura e decorazione manuale dei componenti, che spiega al meglio qual è la differenza tra un movimento industriale e uno di alta orologeria. Anglage o perlage, ad esempio sono eseguiti a mano. Ed è una delle cose che qui ha colpito particolarmente colpito i nostri soci: sia Luca Sotgiu che Daniele Lagostena, infatti, hanno particolarmente notato “l’importanza del lavoro artigianale in una produzione poco automatizzata”, nonché “un lavoro di altissima manifattura nelle diverse fasi di lavorazione”. E per Salvatore Bova l’impressione ricavata è quella di “un’azienda antica proiettata al futuro, che riscopre gli antichi valori per collocarsi oggi in un mercato elitario”. Il marchio produce quasi esclusivamente movimenti extrapiatti (compreso il tourbillon di forma più sottile al mondo), che richiedono tolleranze di lavorazione minime per garantire il perfetto funzionamento. Le lavorazioni sono estremamente minuziose e curate: si pensi, ad esempio, che la decorazione di un ponte del tourbillon del calibro 1270 occorrono dalle due alle quattro ore di lavoro; per una platina, invece, circa 8 ore. Nel dipartimento di assemblaggio ogni orologiaio esegue l’assemblaggio di un movimento dalla A alla Z e, al termine della regolazione, in questo stesso dipartimento i movimenti sono sottoposti a severi controlli di marcia, per tre settimane. I movimenti vengono poi incassati a Ginevra, a parte le grandi complicazioni che sono invece poste in cassa a La Côte-aux-Fées, in quanto il delicato assemblaggio richiede la cura attenta di un solo orologiaio esperto fino all’ultima regolazione, dopo l’incassatura. Il giorno successivo ci siamo spostati nel nuovo stabilimento di Plan-les-Ouates, a Ginevra, collocato in mezzo agli altri colossi dell’orologeria svizzera, da Patek Philippe a Rolex. L’ufficio tecnico si occupa della prototipizzazione dei nuovi orologi, prima con un disegno effettuato con un programma in 3D e poi con un prototipo vero e proprio realizzato nello stesso materiale della cassa. “È stato particolarmente interessante poter vedere la postazione con la visione al computer della cassa in 3D con la ricerca delle soluzioni ai problemi a opera dei designer” – ha dichiarato Ignazio Pilloni. Il processo di sviluppo di un orologio richiede circa un anno di lavoro, dal disegno iniziale alla produzione del prototipo. Passando al reparto produttivo, i nostri soci hanno potuto vedere le macchine a controllo numerico per la produzione di tutti gli elementi che compongono le casse degli orologi, dalle carrure alle lunette, comprese le piccolissime viti in oro che chiudono i fondelli. La finitura di tutti i componenti è eseguita a mano. Qui tutti gli scarti di lavorazione dei metalli preziosi (circa il 50%) vengono recuperati e fusi in lingotti per essere poi riutilizzati. A colpire particolarmente i soci del CLUB è stata la visita al dipartimento di alta gioielleria: per queste sale ogni anno passano due milioni di pietre, che finiscono sulle più preziose creazioni della Maison. “Non conoscevo l’ alta competenza e tradizione che il marchio ha nella gioielleria” – ha dichiarato Daniele Lagostena; “ho scoperto l’alto livello della parte relativa alla gioielleria” – ci ha scritto Luca Sotgiu. Per Ignazio Pilloni “la visione al microscopio del posizionamento e fissaggio dei brillanti è stata un’emozione da togliere il respiro, anche perché io avevo in mano un pezzo uguale già finito e passavo dalla visione al microscopio sullo schermo a quella reale! Ogni tanto ci penso e mi chiedo: ma come si fa a dividere in parti uguali 20 centesimi di millimetro e poi anche lavorarli?”. “Ho scoperto con grande stupore – afferma Salvatore Bova – la grande competenza e specializzazione nel realizzare oggetti preziosi e l’arte dell’incastonatura delle pietre preziose. Piaget rappresenta un perfetto connubio di produzione di alta orologeria e gioielleria di alta gamma”. Le pietre preziose sono utilizzate per i gioielli, ma anche per arricchire lunette, fibbie o bracciali di orologi e ogni anno il marchio realizza una collezione di gioielli secondo un tema diverso. Quella dell’incastonatura in Piaget è una vera e propria arte, effettuata in stretta collaborazione con i designer. Una volta che il numero di gemme e il loro posizionamento sono stati determinati, gli artigiani scolpiscono il metallo per realizzare il castone in cui verrà posizionata la pietra, che sarà poi selezionata per essere alloggiata con precisione al suo interno. Dopo l’incastonatura, ogni pietra viene controllata singolarmente. Nell’ultima parte del nostro viaggio nell’universo Piaget siamo stati accompagnati alla Time Gallery per la visita alla mostra “The Magic of Jewellery”. Le Piaget Time Galleries illustrano con esposizioni tematiche la storia e il patrimonio del marchio. Quella di Ginevra, al primo piano della boutique di rue du Rhône, è stata la prima inaugurata dalla Casa nel 2009, alla quale sono seguite anche quelle di Hong Kong e Shanghai. Ma è alle parole dei nostri soci che lasciamo il compito di concludere per descriverci quelli che sono stati i valori del marchio trasmessi da questa visita. Per Ignazio Pilloni sono stati “la passione, la grande professionalità, il lavoro di équipe e l’amore per il bello. Qualsiasi prodotto esca dalla manifattura è da considerare un gioiello, non solo per i brillanti e le pietre ma anche per il lavoro congiunto di 40 mestieri che danno il meglio di se stessi”. “La visita – per Salvatore Bova – ha fatto emergere una visione di Piaget come una grande famiglia, all’opera per creare dei capolavori”; mentre per Luca Sotgiu il marchio esprime “passione e fantasia nella creazioni, nonché ricerca della perfezione” e per Daniele Lagostena Piaget è “tradizione, serietà e volontà di perseguire in questa direzione, anche a discapito di volumi di produzione che non sono in grado di rispettare la richiesta del mercato. Una manifattura orientata verso l’alta gioielleria e una produzione di orologeria di alta gamma”.

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