La lettera di un nostro lettore di Pavia riapre la discussione sull’impiego dei rotori per mantenere in carica gli orologi meccanici.
La domanda è: “questi dispositivi possono nel tempo danneggiare i meccanismi dell’orologio?”.
La risposta non è così immediata come si pensi e occupa ben sette colonne del nostro giornale, da venerdì in edicola in tutta Italia (anche se in alcune località arriverà con un po’ di ritardo rispetto alle principali città). Non sto quindi qui a ripeterla per intero. Ma è interessante approfondire in questa sede il discorso strettamente legato a questo quesito: quello dei lubrificanti. Uno dei vantaggi dei rotori (come quelli prodotti da Scatola del Tempo o Underwood), infatti, è quello di mantenere ben distribuiti i lubrificanti all’interno dell’orologio, a tutto vantaggio di un suo buon funzionamento. A questo proposito, si ricordi che i lubrificanti impiegati in un orologio meccanico sono di molte tipologie diverse, più o meno densi a seconda del tipo di attrito fra le parti (radente o volvente) e della velocità delle componenti in gioco. Inoltre, va considerato che sebbene si dia grandissima importanza negli ultimi tempi alla lubrificazione dello scappamento, ogni bravo orologiaio sa che un qualsiasi scappamento ad ancora lavora la maggior parte della sua vita in quasi totale assenza di lubrificazione, poiché gli olii “scappano” via facilmente e “abbastanza rapidamente” dagli elementi veloci come bilanciere, ancora e ruota di scappamento. Diverso è il discorso per componenti come il bariletto, ad esempio, all’interno del quale gli attriti sono particolarmente elevati, così come le forze in gioco. Nel bariletto, quindi, sono impiegati olii molto densi, che riposano più a lungo degli altri e tendono quindi a posizionarsi in tutti gli interstizi disponibili, “sporcando” le superfici e così via…
Una soluzione alla lubrificazione del bariletto viene oggi da Denis Flageollet, bravissimo orologiaio della De Bethune, che in quel di Basilea ci ha mostrato (nel poco tempo a disposizione, purtroppo) un suo dispositivo in fase di brevetto che prevede l’impiego di elementi in rubino all’interno del bariletto stesso, per diminuire l’attrito e per convogliare l’olio o il grasso in eccesso (e i detriti) in determinati punti del tamburo.
Altra soluzione, molto più radicale, al problema degli attriti e della lubrificazione è invece quella della Jaeger-LeCoultre, che ha presentato al SIHH il primo orologio totalmente privo di lubrificanti. Il Compressor Extreme Lab impiega numerosi materiali assolutamente nuovi per l’orologeria, a cominciare dallo scappamento, reso più leggero possibile per minimizzare gli attriti. Per quanto riguarda il bariletto, la Jaeger-LeCoultre ha sostituito il tradizionale grasso con una polvere di grafite, che contrariamente al grasso, conserva le proprietà lubrificanti a lungo nel tempo e in qualunque condizione di temperatura e di umidità. La Casa ha testato l’orologio a temperature estreme (-40°/+60°), constatandone il perfetto funzionamento, poiché indipendente dai cambiamenti di viscosità dei lubrificanti al variare della temperatura.
Avremo modo di approfondire da vicino la conoscenza del Compressor Extreme Lab e torneremo a parlarne diffusamente su L’Orologio.
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