Sognare fa bene

“In tempi duri ci vogliono prodotti forti”. Così Thierry Stern, Presidente di Patek Philippe, ha spiegato la scelta di lanciare quest’anno solo – o quasi – grandi complicazioni.

Ultima, in ordine di tempo, è quella rivelata questa settimana: un elegante orologio con Grande e Petite Sonnerie al passaggio – e ripetizione minuti a richiesta – che per la sua complessità sarà necessariamente prodotto in pochi pezzi all’anno, nonostante non si tratti di un’edizione limitata. Perché il pensiero di Stern è che in un momento difficile come questo sia forte il bisogno di sognare.

Incassa senza battere ciglio una previsione di perdita di fatturato del 30% nel 2020: “Non ho altri azionisti, quindi pesa solo su di me”. Si preoccupa invece di non perdere i collaboratori migliori. Perché per fare orologi eccezionali c’è bisogno di persone eccezionali.

La manodopera è il valore più grande di un’industria che si fonda sull’eccellenza. Lo sa bene chi è passato quasi indenne attraverso la crisi degli anni ’70. Quando nessun giovane voleva più studiare per fare l’orologiaio, professione considerata senza futuro negli anni del quarzo. Lasciando il vuoto di una generazione in tutte le fabbriche svizzere, quando poi l’orologeria meccanica è risorta.

L’importante per Stern è non perdere i fuoriclasse. Quegli orologiai in grado di realizzare una Grande Sonnerie con tre timbri inserita in una pesante cassa di platino, semplicemente “Perché ottenere un buon suono da una cassa in platino è più difficile”. Sono loro gli artefici di orologi che fanno sognare. E meno male che ci sono imprenditori in grado di valorizzarli.

 

it_IT