Anno in negativo, ma quanto?

2020 annus horribilis per l’orologeria? Difficile dire in che misura, visto che i dati a nostra disposizione non fotografano fedelmente il settore. Gli unici affidabili sono quelli dell’export svizzero, relativi quindi alla fascia più alta del mercato. Che non possono però descrivere quello che accade realmente nei singoli mercati: né il sell out, né il fenomeno della riesportazione.

A fotografare la fascia più bassa dell’orologeria, almeno in Italia, ci pensa il report effettuato da Gfk su commissione di Assorologi. Un sondaggio che si basa sul panel della società di consulenza, specializzata in ricerche di mercato. Già in passato, ho avuto modo di evidenziare come alcune delle risposte riportate dall’indagine lasciavano supporre che la maggior parte degli intervistati sia di età avanzata (“Possiede un orologio?”: “Non so”). La domanda che viene posta ogni anno dalla stampa di settore è poi perché Assorologi, finanziata dalle maggiori Case orologiere di alta gamma, si concentri solo sul mass market dell’orologeria.

L’indagine parla di una riduzione di acquisti orologieri del 28% in Italia, un mercato che nel 2020 segna un valore di 1,5 miliardi di euro. Prendendo in considerazione un prezzo medio intorno ai 200 euro, il calo in valore e in quantità risulta comparabile, sempre intorno al 30%. Ma noi che amiamo l’alta orologeria, sappiamo che non è così. Anche solo nei dati di esportazione comunicati dalla Federazione delle Industrie Orologiere Svizzere, si legge in Europa un calo del 31,4% in quantità di orologi da polso, ma “solo” del 25,2% in valore (a livello mondiale: -33,3% in unità e -21,4% in valore).

In un anno in cui i punti vendita italiani hanno gravemente sofferto la mancanza del turismo internazionale, si è vista una sostanziale crescita del collezionismo. Le aste internazionali hanno segnato dei record storici e l’emergere di nuove marche, oltre alle solite Rolex, Patek Philippe e Audemars Piguet, fra cui il recente fenomeno F.P. Journe. Anche Omega, grazie alle operazioni anniversario sullo Speedmaster, sta raccogliendo grandi soddisfazioni nel settore del vintage, ora esplorato alla luce del sole anche da grandi nomi del retail, da Pisa a Verga, per citare i più famosi.

Infine, sta riacquistando importanza la clientela italiana, che premia soprattutto i canali di vendita tradizionali. Le orologerie di quartiere guadagnano così terreno contro le boutique monomarca dei centri storici, apprezzate dai turisti asiatici, e sono adesso corteggiate dalle marche. Un cambiamento per cui simpatizziamo, che procede controcorrente rispetto alla globalizzazione imperante. Che sta, purtroppo, trasformando il panorama commerciale delle nostre grandi e storiche città in una fotocopia di mille altre metropoli del mondo. 

Dody Giussani

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