Stay tuned!

Il 24 gennaio avrà inizio la LVMH Watch Week. L’appuntamento annuale con i lanci delle quattro marche orologiere del gruppo Louis Vuitton Moët Hennessy: Bulgari, Hublot, TAG Heuer e Zenith. Questo evento dal 2020 pone un fondamentale interrogativo: ha ancora senso la concentrazione dei lanci in un unico momento nell’anno?

LVMH non è il solo attore a rispondere no. Basti pensare alla partecipazione di brand ai Geneva Watch Days di fine agosto, al WatchPro Salon che si è tenuto a novembre a Londra, al Couture di Las Vegas, che lo scorso anno ha visto anche la presenza di Swatch Group, assente dalle fiere fin dal 2018 (ultima Baselworld per il gruppo). Il colosso orologiero svizzero ha preso parte alla manifestazione con le marche Longines, Rado, Tissot e Hamilton. Significativa la dichiarazione di Arnaud Michon, Country Manager Swatch Group USA: “Per la prima volta dal 2019, Swatch Group non vede l’ora di impegnarsi nuovamente con le fiere in presenza”. Il plurale di “fiere” è il segnale più forte e sembra rispondere indirettamente alla domanda: ha ancora senso un unico appuntamento annuale con l’orologeria?

Naturalmente anche la mia risposta è “No”. È il momento, invece, di prendere le distanze da una globalizzazione che ha dimostrato di avere i suoi limiti. Ecco perché L’Orologio appoggia con entusiasmo tutte le iniziative emergenti nel settore orologiero. E, soprattutto, quelle indirizzate al pubblico degli appassionati, che sono il nostro primo interlocutore.

Un nuovo progetto, in questo senso, sta prendendo corpo in questi giorni e la rivista è in prima linea per contribuire al suo successo. Una manifestazione in presenza, che vuole dare spazio a tutti i protagonisti dell’orologeria: marche, stampa, retailer, istituzioni del settore e pubblico finale. Ora, non ho dubbi sulla calorosa accoglienza che il nuovo salotto dell’orologio troverà presso collezionisti e amanti dell’orologeria. Ma ci vuole una reazione positiva e partecipativa da parte dei produttori.

Perché il pericolo, oggi, è che il cliente italiano si senta considerato sempre più un “piccolo provinciale” nel mondo dell’orologeria. O sbaglio?

Dody Giussani

 

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