Omega x Swatch: qualcosa non ha funzionato

Che sarebbe stato un successo è stato chiaro nel momento in cui sono stati mostrati gli orologi. Belli, colorati, sfrontati e… Maledettamente somiglianti al vero Omega Moonwatch. Era prevedibile la frenesia per accaparrarsene uno per primi. Ed ecco la prima cosa che è andata storta.

Swatch Group nella sua comunicazione ha volutamente messo l’accento sul fatto che i MoonSwatch sarebbero stati venduti solo nei negozi fisici e ha omesso che successivamente saranno disponibili anche online. Posso comprendere che si volesse far salire l’aspettativa, ma guardando a quello che normalmente succede nel mondo della moda, dove la vendita online delle collezioni speciali apre contemporaneamente a quella nei negozi, non era necessario aumentare la difficoltà di acquisto per ottenere lo stesso risultato.
Inoltre, questo ha generato un’incomprensione ed ha iniziato a circolare la voce che la produzione era limitata. Perfino su un quotidiano nazionale ho letto la frase “in edizione limitata”. Niente di più falso.

Secondo errore: affidare la gestione dell’operazione alle singole boutique è stato come mettere una granata in mano a un ragazzino. Non tutti hanno potuto prendere le decisioni migliori, come distribuire dei biglietti numerati, trovandosi davanti a situazioni molto diverse. L’immagine della fila ordinata e a distanza di sicurezza fuori dalle boutique di Ginevra e Francoforte stride con quella della folla di Roma che assaltava il negozio Swatch, mentre a Milano la polizia emetteva l’ordinanza che ha vietato al punto vendita di Corso Vercelli di aprire le porte.

Terzo errore: troppi pochi pezzi. In Italia, ad ogni boutique sono stati consegnati meno di 200 orologi. Perché? L’ipotesi più probabile è che si sia voluta anticipare l’operazione per battere sul tempo Watches & Wonders, senza avere ancora prodotto abbastanza orologi. Questo spiegherebbe anche il ritardo sulla vendita online. Una decisione pagata cara dal pubblico degli appassionati.

Dody Giussani

it_IT