Ecosostenibilità ad orologeria

Progressivamente, il tema dell’ecologia è entrato nel cuore del mercato orologiero. A cominciare dal sostegno economico a iniziative per la difesa dell’ambiente, per passare allo sviluppo di impianti produttivi ecocompatibili, fino all’impiego di materiali rigenerati.

 

Quest’ultima pratica virtuosa ha preso il via nell’orologeria di largo consumo, per poi approdare alla fascia più alta di mercato. Fino al punto di studiare materiali ecologici specifici per la realizzazione dei cinturini o di innalzare notevolmente la percentuale di acciaio riciclato nella fabbricazione delle casse.

 

Una trasformazione necessaria, che provoca reazioni diverse. Da una parte c’è l’entusiasmo di chi è sensibile a questi temi. Dall’altra, lo scetticismo di chi pensa che ogni valore aggiunto non tangibile sia una pura operazione di marketing. La divisione fra i due atteggiamenti conferma che si tratta in ogni caso di un argomento da non sottovalutare. Calcolare quanto questo incida sulla motivazione all’acquisto di un orologio non è facile, ma l’impegno delle Case a favore dell’ecosostenibilità lascia pensare che il peso di tale contenuto non sia trascurabile.

 

A ciò aggiungerei un’altra valutazione, puramente sul prodotto. Fra tutti gli orologi, quelli meccanici in particolare sono oggetti che hanno un’aspettativa di funzionamento di almeno 100 anni, e ancor di più se si esegue una corretta manutenzione. Per questi oggetti non ha molto senso temere l’impatto dello smaltimento dei materiali, ad esempio, o il rischio di un’obsolescenza programmata.

 

Se poi si tiene conto che la quantità di acciaio impiegata per la fabbricazione di orologi svizzeri è pari a circa lo 0,06 per mille dell’intera produzione mondiale, sarete d’accordo con me che un orologio meccanico è fra i prodotti industriali più ecosostenibili che esistano. O no?

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