Viaggio alla riscoperta di Omega

Omega, la luna e tu… È a dir poco limitativo identificare la marca di Bienne solo con la missione Apollo 11 e lo sbarco sulla Luna, nel luglio del 1969. Senza contare che il suo orologio più famoso, lo Speedmaster, ha in realtà iniziato la sua saga spaziale con le missioni Gemini, nei primi anni ‘60.

La storia di Omega offre molti e più vari spunti di interesse, affondando le sue radici a fine ‘800, oltre un secolo prima della conquista dello spazio (1848), quando la Casa acquista notorietà grazie alla fabbricazione di affidabili movimenti meccanici di alta precisione. Cosa che oggi è un plus, ma all’epoca era un requisito irrinunciabile.

Di questa storia eccezionale si ha una visione ampia e chiara visitando il museo della manifattura (a Biel, appunto). E non solo osservando le vetrine colme di prime volte, come il famoso orologio impermeabile con doppia cassa, primo modello da polso pubblicizzato come subacqueo (il Marine, degli anni ‘30). Ma soprattutto facendosi coinvolgere dalle esperienze interattive, che ripercorrono l’expertise della Casa nella realizzazione di orologi dalle alte prestazioni. Messi al servizio del cronometraggio sportivo (dal 1932 alle Olimpiadi) così come di missioni al limite della resistenza, dai voli sperimentali del Solar Impulse (nel 2010) fino alla Five Deeps Expedition negli abissi del globo (nel 2019).

È forse proprio il museo il momento che più mi è rimasto negli occhi della visita in Omega con L’Orologio Club. Recentemente ristrutturato e ripensato per un pubblico di appassionati e non, costituisce una meta imprescindibile per un appassionato di orologeria. E consiglio di portarci i bambini. Non potranno che appassionarsi.

Potrete leggere il reportage della visita in Omega con i soci de L’Orologio Club sul numero di giugno de L’Orologio. E chissà che non vi venga voglia di partecipare alla prossima. Io ne sono certa.

Dody Giussani

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