Era il 1865 quando Georges Favre-Jacot costruì a Le Locle, tra le montagne di Neuchâtel, un sito industriale con grandi immobili in cui riunì sotto un unico tetto tutte le professioni orologiere. In quel momento non solo fondò Zenith ma creò anche quella che da molti è considerata la prima manifattura (nell’accezione moderna del termine) con sistema d’integrazione verticale della storia dell’orologeria. Ed è in quello stesso luogo che oggi l’azienda svizzera continua a produrre i suoi segnatempo.
Uno spazio di oltre 9.000 metri quadrati, quello attuale, comprendente ora numerosi edifici: dall’esterno si fa notare per la facciata rivestita di mattoni bianchi e rossi che danno forma al nome del marchio e alle iniziali del suo fondatore; dentro, invece, coniuga tradizione e atmosfera moderna e accoglie 191 dipendenti, di cui 53 orologiai, in grado di garantire l’efficienza e la totale indipendenza della Maison.
Quella di Zenith è una manifattura “aperta” che permette visite guidate (su prenotazione) e interessanti esperienze immersive. Come il tour che racconta la sua storia passando anche per i vasti archivi e la ricostruzione della soffitta segreta dove l’orologiaio Charles Vermot, durante la crisi del quarzo degli anni Settanta, nascose, per proteggerli, gli strumenti e i progetti necessari a realizzare il movimento El Primero. Oppure l’atelier Watch Clinic, con un corso base sul funzionamento dei movimenti meccanici, un corso sui cronografi e uno sul restauro degli orologi e su come Zenith preserva i suoi pezzi storici.
Da non dimenticare, infine, anche la nuova boutique “in-house”, dove tonalità calde e neutre sono contrapposte a un elemento centrale blu retroilluminato che dal pavimento si allunga fino alla scala elicoidale evocando il cielo notturno stellato: un elemento simbolico della tradizione Zenith, sempre fedele alle proprie origini, e un riferimento alla sua filosofia, al suo motto “È tempo di puntare alle stelle”.
