Il negozio tradizionale è destinato a morire?

I cambiamenti nella distribuzione al dettaglio: rivoluzione gradita ai clienti?

È un argomento di cui si discute, per la scelta di alcune Case di ritirare in parte le concessioni ai negozi multimarca ed investire su punti vendita di proprietà, a gestione diretta. In alcuni casi, questo può tradursi in collaborazioni con i concessionari stessi, in società con i quali le Case aprono delle boutique esclusive.

Altra pratica, sempre più diffusa, è quella di introdurre dei corner monomarca, degli “shop in shop” che riprendano l’aspetto delle boutique o la grafica del brand, ma posizionati in aree circoscritte dei negozi tradizionali. Come è evidente, questa soluzione si adatta unicamente a punti vendita di grandi dimensioni. Difficilmente un negozio di piccola/media metratura potrà permettersi di accogliere più di un corner.

Emerge un problema. Numerosi negozi italiani sono botteghe storiche, luoghi con un fascino e uno stile antico, che i clienti apprezzano e, soprattutto, a cui sono abituati. Punti vendita come questi sono locali accoglienti, che profumano di tradizione. È giusto e appropriato trasformarli in punti vendita standardizzati, uguali a mille altri in giro per il mondo?

Non è una domanda peregrina, perché oggi ci sono negozianti che temono di perdere la rappresentanza di marche importanti se non cedono al nuovo e a quello che appare come il futuro della distribuzione al dettaglio. Il rischio è quello di non stare al passo con le esigenze delle Case orologiere.

Vi chiedo, quindi, da appassionati ed acquirenti: subite ancora il fascino dei negozi storici e tradizionali o preferite essere accolti in un luogo che rispetti in tutto e per tutto l’immagine istituzionale di una marca orologiera?

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