Editoriale – L’orologeria: un club per soli uomini?

Le donne dell'orologeria sono numerose e brave, ma ancora poche ai vertici delle aziende, come mai?

Una delle mie battute preferite è: “Dirigo una rivista per soli uomini”. Frase che ormai fa sorridere solo le persone di una certa generazione, quindi la pronuncio sempre meno spesso. Però la realtà non cambia: l’orologeria è un interesse molto maschile.

Caroline Scheufele, Co-presidente di Chopard.

Di contro, dietro le quinte tantissime donne lavorano in questo settore. Soprattutto in due campi: nella comunicazione e nel controllo qualità. Ma visitando le manifatture si vedono donne all’assemblaggio dei movimenti, negli atelier delle fasi finali della fabbricazione degli orologi (posa del quadrante e messa in cassa), nei laboratori dei mestieri d’arte e nei reparti di finitura. Negli uffici, poi, la presenza femminile è numerosa. Brave anche come esperte formatrici e responsabili dell’heritage, un fatto che non smette di stupire chi frequenta da poco questo settore.

Catherine Rénier, Ceo di Jaeger-LeCoultre.

Se comunicazione e marketing sono spesso appannaggio del genere femminile
– anche in Italia -, le donne a capo di aziende orologiere svizzere sono oggi solo tre: Catherine Rénier, Ceo di Jaeger-LeCoultre, Nayla Hayek, Presidente di Swatch Group, e Caroline Scheufele, Co-presidente di Chopard (se ne avessi dimenticata qualcuna, comunque non si arriverebbe a cinque).

Nayla Hayek, Presidente di Swatch Group.

Non che nel resto del mondo la situazione cambi, perché il rapporto fra uomini e donne in posizioni di comando è ancora molto sbilanciato. Però, dall’altro lato, aumentano le appassionate di orologeria. Lo vediamo ad esempio fra in nostri follower e personalmente mi fa molto piacere. Del resto, se dovessi basarmi sul numero di donne che scrivono di orologi, non dovrei stupirmi.

Già nella nostra redazione le quote rosa sono più che rispettate, ma anche fra i colleghi si annoverano numerose giornaliste specializzate in orologeria. Tutte preparate dal punto di vista tecnico, ma con quella sensibilità al design che dà una marcia in più all’analisi del prodotto. O no?

Dody Giussani

 

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