L’atteggiamento degli appassionati verso le serie limitate è duplice. Chi pensa che siano davvero troppe, soprattutto quando è una sola marca a proporne in un numero elevato, e chi invece acquisterebbe unicamente modelli speciali o celebrativi, la cui produzione è prevista in pochi esemplari, normalmente numerati.
Conosco un grande cliente di orologeria che acquista solo edizioni limitate, per il piacere di possedere il pezzo esclusivo, che lo certifica come grande cliente dell’una o dell’altra marca.
Altri si orientano invece sulle limited edition sperando in una più probabile rivalutazione futura. Un’ipotesi non sempre confermata dai risultati in asta.
Per assurdo, infatti, i modelli più quotati sono orologi rari, ma non limitati all’origine. Si pensi ai Rolex e ai Patek Philippe. Proprio Rolex, in particolare, è una Casa che per principio non propone orologi in serie limitate. In passato ha realizzato modelli personalizzati per clienti importanti, come il sultano dell’Oman, che sono molto ricercati.
Mentre fra i Patek Philippe raggiungono quotazioni molto alte i modelli personalizzati con il nome di questo o quel rivenditore (famosissimi quelli realizzati per Tiffany). Qual è quindi il fascino delle edizioni limitate? Oltre all’esclusività (che va valutata in ragione del numero di pezzi), l’attrazione per questi orologi dipende dall’interesse per la motivazione dietro alla produzione in pochi esemplari.
Spesso questa è un anniversario, la collaborazione con un’artista o uno sportivo, una marca automobilistica… Nomi scelti per dare un significato all’orologio e raggiungere una fetta di pubblico che condivide un’altra passione oltre a quella per gli orologi. Ma tutte le limited edition oggi proposte hanno senso? Pensate che siano troppe o troppo poche?
Infine, quale vostra passione non è ancora rappresentata da un orologio in edizione speciale?
Dody Giussani
