La notizia della settimana è di quelle che, purtroppo per loro, non fanno più notizia.
HourUniverse (ex Baselworld) annuncia che si sta preparando ad aprire al pubblico nell’estate 2021, con grandi spazi all’aperto e all’interno della struttura fieristica e un focus sulla “convivialità” (letteralmente tradotto).
Non è stata comunicata una data, perché il messaggio è un altro: HourUniverse è intenzionata a organizzare un evento dal vivo quest’anno, a costo di spostarlo ancora più avanti dell’estate, nel caso di ulteriori cambiamenti nella situazione pandemica.
Da un lato è un impegno importante, dettato dalla comprensibile desiderio di essere la prima organizzazione a proporre un evento fisico nel 2021. Dall’altro, si parla di un Salone svuotato dei suoi protagonisti, migrati a Ginevra. Privo di nomi di richiamo, HourUniverse non può garantire agli espositori un afflusso importante di pubblico e stampa da tutto il mondo.
Nel comunicato si parla di “evento”, “show”, “festival”, “business platform”, “intrattenimento per il pubblico”: un elenco di definizioni che lasciano spazio all’immaginazione. Il festival all’esterno della fiera dovrebbe inserirsi nello spazio urbano della città per accogliere il pubblico. Vista la piccola folla di cittadini di Basilea – famiglie con bambini, passeggini e cani al seguito – che di sabato e domenica andavano tradizionalmente a visitare Baselworld, il progetto fa purtroppo pensare più a una fiera paesana che a un evento dell’industria del lusso. Del resto Basilea, cittadina universitaria e industriale, non può contare su un pubblico locale analogo a quello di Ginevra, città di banchieri e gioiellieri, punto di incontro per uomini d’affari da Europa e Middle East.
Insomma, l’impegno c’è e ne prendiamo atto. Personalmente, condivido con tutto il cuore la necessità di un’occasione di incontro dal vivo per i professionisti dell’orologeria. Ma, come dice un mio caro amico, non è consigliabile “remare contro corrente”. Ben venga l’idea di spostare in avanti le date in caso di ulteriori cambiamenti, ma l’industria ha anche bisogno di programmazione.
Non so che altro aggiungere, se non: “in bocca al lupo”.