La pandemia dell’ignoranza?

Pubblichiamo un’anticipazione dell’intervista a Roberto Vacca che apparirà sul prossimo numero 286 de L’Orologio, dal 28 aprile in edicola. Ingegnere, studioso, scrittore, autore del libro “L’Invenzione del Tempo” pubblicato da L’Orologio Libri, ci parla della pandemia e della validità degli strumenti decisionali di politici e governi

La pandemia da Covid-19 viene spesso confrontata con la Seconda Guerra Mondiale. Sei d’accordo?
No: è un confronto insensato. Nella Seconda Guerra Mondiale, le vittime furono 60 milioni e circa altrettante (le statistiche sono difettose) furono le vittime dell’influenza spagnola nel 1918-20. Covid-19 – probabilmente meno letale – si può paragonare all’Asiatica che nel 1957 uccise 30.000 italiani, 116.000 americani e oltre un milione e 200.000 nel mondo.

Nel libro “L’Invenzione del Tempo” critichi decisamente i metodi impiegati (o è meglio dire non impiegati) per prendere decisioni politiche. Indichi invece metodi di previsione di futuri scenari normalmente applicati sia in ambito scientifico che industriale. La pandemia che stiamo vivendo poteva essere prevista? Perché tali metodi non sono applicati alle decisioni che interessano il bene pubblico?
Non sembra possibile prevedere le pandemie. Sarebbe, però, vitale creare strutture (civili, organizzative, sanitarie) in grado di limitarne gli effetti. I metodi definiti dalla teoria delle decisioni sono efficaci, però la maggior parte dei politologi e dei politici tende a ignorarli.

Nell’appendice del volume “L’Invenzione del Tempo” indichi le equazioni di Volterra come strumento per prevedere lo sviluppo di molti fenomeni in funzione di dati noti (e certi). Con i dati oggi a disposizione, è possibile fare una precisione sulla durata della pandemia? O su quante morti causerà nel mondo?
Le equazioni di Volterra sono adatte a fornire formule matematiche empiriche che possono dare l’idea degli ordini di grandezza in gioco, se i dati registrati sono affidabili. Nel caso di Covid-19, le equazioni che ho calcolato, indicano in base ai dati fino a oggi (10 aprile), che i morti in Italia saranno circa 22.000- 25.000 e non ci saranno più decessi da maggio in poi. Salvo ricadute. Per gli USA, la previsione di Trump è da 100.000 a 240.000 – probabilmente suggerita dai suoi esperti, ma non spiegata in modo esauriente.

In più occasioni hai scritto che l’influenza è un pericolo seriamente temibile. Parole profetiche, visto che nel 2020 ci troviamo a combattere proprio contro una sindrome influenzale?
Non si tratta di profezia, ma di considerazione razionale della storia passata. Nel secolo scorso la pandemia più letale fu la spagnola del 1918-1920. Intanto vaccini e igiene migliore hanno fatto sparire vaiolo e poliomielite e hanno avuto notevoli successi contro peste, colera e febbre gialla. I successi contro l’influenza sono stati minori anche a causa delle veloci mutazioni genetiche dei virus antinfluenzali.

Stai completando con Marco Malvaldi, un libro che sarà pubblicato da Mondadori, che riprende “La pillola del giorno prima”, in cui formuli l’ipotesi che il virus dell’influenza aviaria muti e diventi trasmissibile per via aerea. Quello che è accaduto e che scienziati e virologi avevano ipotizzato. Perché questa ipotesi non è stata presa in considerazione dal mondo politico?
I politici non prendono spesso in considerazione ipotesi formulate dagli scienziati. Non esistono misure governative che siano atte ad avertere catastrofi complesse. Dovrebbero aumentare gli investimenti pubblici in ricerca, ma soprattutto dovrebbero stimolare imprenditori e industriali ad aumentare molto i loro investimenti in ricerca e sviluppo.

Ora, però, i governi si stanno avvalendo dell’aiuto fondamentale di comitati scientifici. Pensi che apprenderanno la lezione?
Anche i comitati scientifici spesso non sono unanimi – e non possono esprimere conclusioni sicure. Esprimono congetture e i governi non sono in grado cdi apprezzarle, né di ottimizzare le loro eventuali decisioni.

Cosa dobbiamo aspettarci nel prossimo futuro?
Che forse avremo successi, se proveremo a studiare di più e a ragionare meglio. Se no, le cose andranno a caso – spesso male.

Hai parlato più volte di come alcuni strumenti informatici possano ledere le nostre capacità cerebrali, facendoci perdere delle capacità. La prossima pandemia potrebbe essere di “stupidità”?
Troviamo in Rete strumenti ottimi. Ci arricchiscono: Internet in generale, Google, che ci dà accesso a ogni sorta di testi, articoli, libri, immagini e innumeri applicazioni e programmi. Ci sono anche giochi e giochetti cretini e strumenti per chattare (in genere usati per chiacchierette da poco), immagini, video e programmi porno. Chi perde tempo con questo secondo tipo di occasioni – come fanno in tanti (epidemia?) – si fa male. Questo degrado non è nuovo. Lo descrisse bene Walter Pitkin in un librone di 580 pagine: “A brief introduction to the history of human stupidity”, in cui – nel 1933! – anticipava la descrizione delle funzioni (non della tecnologia) della società dell’informazione e della comunicazione.

Quindi la risposta è un sì?
Non ci sarà una nuova pandemia: stupidità ed errore sono in agguato fin dalla antichità più remota.

it_IT