S.O.S Orologiai
Da alcuni mesi la nostra rivista e il nostro Blog (vedi il post S.O.S. Orologiai e i suoi numerosi commenti) danno spazio alla polemica in corso fra gli orologia riparatori italiani ed europei (sottolienao europei, perché sembra che negli Stati Uniti la situazione sia diversa) e le Case produttrici di orologi.
Dagli anni ’90 le Case orologiere hanno gradualmente sospeso la fornitura dei ricambi per orologi ai centri assistenza non autorizzati, costringendo numerosi artigiani a sottefugi per mantenere l’attività in piedi o, nel peggiore dei casi, a chiudere definitivamente bottega.
Questa situazione colpisce anche i semplici appassionnati, perché di fatto impedisce loro di continuare ad affidarsi al proprio orologiaio di fiducia, dovendo rivolgersi a un concessionario della Casa per ogni intervento, di riparazione o di revisione.
Ora, tramite la voce di Pierluigi Doni, rappresentante di categoria presso la Confartigianato, gli orologiai riparatori chiedono il sostegno dei possessori e appassionati di orologi, per portare avanti con maggiore forza il proprio ricorso presso le sedi istituzionali europee. Riporto di seguito l’intervento di Pieluigi Doni e giro l’invito a tutti i frequentatori del Blog a partecipare al dibattito. È giusto da parte dei costruttori tutelare i propri interessi e la propria clientela anche se ciò comporti il mettere in difficoltà un’intera categoria di lavoratori? È un diritto del consumatore quello di poter scegliere a chi affidare la manutenzione dei propri segnatempo, al prezzo che si considera più giusto, assumendosi personalmente il rischio di valutare la bravura o meno dell’artigiano?
Le Case iniziano a rispondere (sul prossimo numero de L’OROLOGIO apparirà un’intervista al responsabile del Centro Assistenza Patek Philippe Italia). Aspettiamo la voce degli appassionati.
La parola a Pierluigi Doni:
Gent.ma dott.sa Giussani,
leggo l’ennesimo scritto di un collega orologiaio che ribadisce la difficoltà e la frustrazione nell’effettuare il nostro lavoro. Quello che mi lascia perplesso è che non vedo commenti dai lettori/clienti; possibile che siano tutti rassegnati e accettano il ricatto delle case madri come un dato di fatto? Sono tutti disposti a spendere cifre considerevolmente elevate e ad attendere per mesi il ritorno dell’orologio riparato? Accettano tutti di non potere avere un contatto diretto con il tecnico orologiaio che si prenderà cura del loro orologio? Se ce del malcontento vorrei che si potesse conoscere con qualche scritto che rafforzerebbe (e qui rispondo anche ai colleghi che dicono che bisorrebbe fare qualcosa a livello legale, forse non sono al corrente)il nostro ricorso tramite CEAHR alla Commissione Generale per la libera concorrenza di Bruxelles (vedi L’OROLOGIO n° 162-163).
A noi piacerebbe anche sapere in tutta sincerità che idea hanno i Suoi lettori degli orologiai indipendenti.
Nell’ attesa di avere risposte saluto Lei e tutti i Suoi lettori.
Cordialmente
Pierluigi Doni