Tipi di vetro

Nella maggior parte dei manuali in dotazione all’orologio, si dice molto poco o nulla sul vetro. Lo spazio è limitato e solitamente le aziende si limitano alla sola descrizione dei materiali: vetro in zaffiro; vetro in zaffiro antiriflesso; vetro minerale; vetro in hesalite; nulla su cosa fare o non fare per la manutenzione, sulle attenzioni da avere, sui controlli periodici da effettuare e su come comportarsi in caso di segni o rotture. Considerando che per la stragrande maggioranza dei clienti il vetro è la cosa tenuta maggiormente sotto controllo, e nell’eventualità questo presenti uno o più segni, si vive una sensazione di disagio “estetico”, e visti i notevoli costi ai quali si va incontro in caso di rottura – specie se si tratta di zaffiro – sarebbe bene dedicargli una maggiore attenzione. Per qualche consiglio partirei dai materiali. Tanti, ma tanti anni fa i vetri erano solo di vetro minerale, quindi facilmente soggetti a rotture. Alcuni orologi da tasca avevano dei vetri sottilissimi, specialmente quelli con doppia cassa. Nel tempo sono poi arrivati i cosiddetti vetri infrangibili – ricordo le bustine di vario colore sul tavolo di mio padre – che erano di materiale plastico. Quindi assorbivano meglio gli urti, nel caso di rotture (più che altro tagli) erano facilmente sostituibili e, non creando pericolose frammentazioni, non facevano correre pericoli al meccanismo, e i quadranti non rischiavano di graffiarsi. Successivamente arrivarono i vetri temprati, eredi dei vetri minerali, ma sottoposti a processi di tempra per renderli più duri e meno soggetti a graffiarsi, anche se alcune volte, specie nel caso di quelli con bombatura, mi è capitato di vederne “esplodere” qualcuno, lasciato sul comodino intatto la sera e ritrovato con uno o più tagli a raggiera al mattino. Da qualche anno i vetri “zaffiro” hanno prepotentemente sostituito per la maggior parte degli orologi di qualità i loro predecessori. Si tratta di zaffiri sintetici, di elevata durezza – grado 9 , il diamante è 10 – quindi minimamente soggetti alle scalfitture e alle rotture. Esistono spessori diversi per i vetri, in ragione delle caratteristiche dell’orologio che andranno a “difendere”. Piatti o bombati, i vetri in zaffiro sono quasi sempre trattati con sostanze antiriflesso capaci di donare luminosità e miglior leggibilità al quadrante. Questi vetri hanno dei costi decisamente superiori agli altri e nel caso di rottura, ecco presentarsi alcuni problemi. In primo luogo, a causa della sua struttura molecolare, il cristallo di zaffiro si frantuma letteralmente e i piccolissimi frammenti e le pericolose polveri si possono insinuare “subdolamente” attraverso i fori della data e delle sfere creando a volte l’arresto del movimento. Questo comporterà, oltre alla sostituzione del vetro stesso, anche il completo smontaggio e la revisione dell’orologio, a conti fatti una doppia spesa. Detto questo, un vetro perfettamente lucido, splendente, privo di graffi o segni interni, con un efficiente trattamento antiriflesso, senza macchie e con gli spigoli regolari, donerà al sottostante quadrante e a tutto l’orologio quell’aspetto di oggetto nuovo e ben tenuto. Di contro, superfici graffiate, segni evidenti, macchie traslucide (dovute al trattamento antiriflesso deteriorato), spigoli rovinati o arrotondati (classica usura dei vetri in plexiglas), doneranno un’aria di trascuratezza e vetustà a tutto l’orologio. I consigli sono pochi, ma essenziali. Prima di tutto, verificare periodicamente che non ci siano segni evidenti sul vetro o al suo interno, perché questi sono indicativi di fessure, e in tal caso potrebbe essere pregiudicata l’impermeabilità dell’orologio, pericolose impurità potrebbero insinuarsi nel movimento e, conseguentemente, usurare alcune parti meccaniche. Nel caso dei vetri in zaffiro, la procedura da seguire è questa: dopo aver bloccato le sfere – estraendo la corona di carica dell’orologio – recarsi immediatamente dal proprio orologiaio che saprà informarvi sul da farsi. Non credete a chi afferma che vetri di zaffiro sono infrangibili o totalmente inscalfibili: non è vero è vero che sono decisamente i più robusti e i meno soggetti a usura, ma anch’essi se colpiti mostrano le loro “debolezze”. Sul versante del “fai da te” per lucidare i vetri infrangibili (quelli in hesalite o plexiglas), c’è una grande varietà di metodi: si va dall’utilizzo di paste abrasive, carta smeriglio e feltro, Duraglit, Sidol e cotone, e sul grado di riuscita ognuno propaganda il proprio mix, il tutto con grande consumo della superficie, quindi indebolimento del vetro, meno resistenza dello stesso, ma felici di vederlo quasi nuovo. Ovviamente, considerati i bassi costi dei suddetti vetri ne consigliamo la sostituzione. Il vetro zaffiro, invece, così come il vetro minerale, ahimé (o per fortuna) non si lucida.

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