Lo spauracchio dello spesometro

Sono un po’ preoccupato per il futuro della mia rubrica, non perché l’editore o i lettori abbiano dato cenno di mettermi da parte, ma per il perdurare del clima “persecutorio” nei confronti dell’appassionato che spende, sovente a suon di rinunce, per l’acquisto di un orologio di marca. Come noto da tempo, chiunque spenda in Italia una somma superiore ai 3.600 euro finisce in un elenco dei “cattivi” e di conseguenza, nei negozi di orologeria medio/alta, dove tale cifra rappresenta la porta d’accesso a questo affascinante mondo, la vendita di tali beni è ”crollata”. Qualcuno mi dirà che chi non ha nulla da temere – perché persona onesta e “congrua” – potrà tranquillamente spendere, ma a costoro sfugge il lato psicologico: questa necessità della segnalazione lascia intravedere quasi un peccato a fare certe spese insensate, quasi una colpa, e l’incertezza di un metodo che chiede in qualche celato modo una futura giustificazione fa paura e genera confusione. Dati alla mano, il 2012 ha visto la scomparsa dei nostri connazionali dai negozi. Una caduta libera delle statistiche, una cosa mai vista da anni, che neanche il buon Babbo Natale ha risolto. Anzi, ha dato un bel colpo finale a un cliente già impaurito. Quindi, tornando ai miei consigli, meno vendite significano statisticamente anche meno problemi da segnalare e da risolvere: infatti, se resta in circolazione solo il vecchio parco orologi con difetti già visti e risolti, di cosa andrò mai a scrivere? Io poi rappresento il punto finale di una lunga e complessa filiera del mondo dell’orologeria (certo, solo di quella parte che riguarda l’Italia) ma ricordo che il nostro Paese da sempre ha rappresentato, soprattutto nel segmento dell’alta orologeria, un punto di riferimento importante nel panorama mondiale, avendo per storicità un nutrito “stuolo” di veri cultori e attenti appassionati che con le loro critiche, i loro suggerimenti e i tanti acquisti hanno contribuito a fare dell’orologeria svizzera la potenza che è in questo campo. Dunque, perché fare di tutto per far cessare questo mondo che dà lavoro solo in Italia a migliaia di persone, negli uffici, nei negozi, nei laboratori nelle redazioni, nelle assicurazioni, e via dicendo? Perché non spiegare che non è peccato spendere il proprio denaro come una persona meglio crede? Non è la solita battuta, ma un gran numero di clienti della fascia da 3.600 a 8.000 euro che spesso, a suon di rinunce, ha preferito comprare un orologio, oggi è nel mirino di chi non ha ben presente il danno che ha creato. Il mio consiglio è: cari creatori di tali provvedimenti, non spaventiamo le persone che hanno sane e oneste passioni, non trasformiamo i nostri negozi in “distretti di Polizia”; non è il nostro mestiere chiedere documenti personali, fare fotocopie e “segnalare”.

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