Veto europeo al rafforzamento dello Swiss Made

Veto europeo al rafforzamento dello Swiss Made

Se ne discute da tanto tempo e finalmente la Svizzera si sta muoedo nella direzione di un rafforzamento delle regole dello Swiss Made. Tuttavia le ultime notizie sono che Bruxelles si oppone ad un eventuale rafforzamento dell’ordinanza del Consiglio Federale svizzero sull’utilizzo del nome Swiss per gli orologi, il famoso “Swiss made”. Questa proposta, fatta dalla Federazione Orologiera Svizzera (FH) per ridare del credito ad una denominazione molto spesso compromessa e passata, sarebbe giudicata dall’Unione Europea come una misura protezionista: “una limitazione dell’accordo di libero scambio tra la Svizzera e l’Unione europea non è autorizzata”, secondo Ulrich Trautmann, della direzione generale delle relazioni estere della Commissione Europea. In altri termini, la Svizzera non può agire in modo unilaterale ed occorrerà nuovamente negoziare con l’Europa. Ma la pressione viene anche dal Comitato Permanente dell’Orologeria Europea (CPHE). Secondo il suo presidente Jean-Louis Burdet, la Svizzera non è completamente indipendente nella gestione di questo dossier, poiché si basa sull’accordo di libero scambio del 1972 firmato tra le due parti.

Per essere marcati “Swiss Made” secondo le nuove condizioni proposte dalla FH, gli orologi dovrebbero soddisfare un nuovo criterio di valore. Per i segnatempo meccanici, un minimo dell’dell’80% dei costi di fabbricazione dovrebbe rappresentare operazioni fatte in Svizzera (contro il 50% della normativa attuale), e per quelli elettronici, il 60%.

Dà da riflettere una considerazione pubblicata sul sito hautehorlogerie.org, che parla di un periodo di 5 anni affinché tutte le Case possano adeguarsi a questi nuovi standard…

Ma è in occasione dell’assemblea generale del FH del 28 giugno prossimo che il testo finale sarà fermato. Con le critiche di Bruxelles, la procedura si annuncia dunque a lungo termine e irta di ostacoli.

Fonte: sonntagszeitung.ch.

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