Perché “Carbonio forgiato”?

Perché

Per l’edizione limitata 2007 del suo Royal Oak Offshore Alinghi Team Chronograph (realizzato in 2007 esemplari, in foto), la Audemars Piguet ha scelto un materiale che non era ancora mai stato utilizzato in orologeria, che ha denominato “carbonio forgiato”, per distinguerlo dalla più conosciuta “fibra di carbonio”.

Il nome “carbonio forgiato” viene dalla similitudine fra il procedimento di realizzazione di questo materiale con il metodo di forgiatura dei metalli, come vediamo nel seguito.

Scelto per le sue proprietà di resistenza e leggerezza, il carbonio forgiato viene realizzato partendo da un “filo” di carbonio da circa 2 millimetri di diametro, composto a sua volta da diverse migliaia di fibre in carbonio dal diametro di 7 micron. Le fibre, tagliate in segmenti di circa 4/5 centimetri, vengono poste all’interno di uno stampo in acciaio (in foto), dove sono poi portate ad alta temperatura e compresse con una pressione di 300 kg/cm2. Questa operazione permette di realizzare un componente, in questo caso la cassa dell’orologio, duro come il titanio (stando a quanto affermato dai tecnici della Casa), totalmente indeformabile, leggerissimo e facilmente lavorabile con gli stessi utensili che si adoperano proprio per il titanio.

Da wikipedia: “La forgiatura o fucinatura è un processo di produzione industriale di trasformazione plastica di pezzi metallici a sezione varia, solitamente portati allo stato rovente in corrispondenza del cambiamento di forma del cristallo di ferro da alfa a gamma e lavorati con ripetute scosse di un maglio, una pressa per forgiatura ecc.”

Dalle descrizioni di cui sopra emerge la similitudine fra le due lavorazioni.

La differenza con la fibra di carbonio è nella diversa disposizione delle fibre, che nel “carbonio forgiato” non sono orientate in una direzione precisa, ma fuse a costituire una struttura piena. Per le strutture in fibra di carbonio, invece, viene prima costruito un “tessuto”, intrecciando i filamenti di carbonio. Tali tessuti, che prima del passaggio in forno per l’indurimento del carbonio (anche qui interviene una certa pressione oltre al calore) sono morbidi come stoffa, vengono posizionati in stampi che gli daranno la forma definitiva, sovrapposti in modo da orientare più filamenti lungo le principali linee di sollecitazione cui sono sottoposti i pezzi finiti.

In entrambi i procedimenti le fibre sono mischiate a una resina, che ha il compito di legare le fibre.

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